Domande Frequenti Nazioni Unite non Rappresentate (UUN)

Le Nazioni Unite non Rappresentate - Unrepresented United Nations (UUN) - è un'organizzazione intergovernativa che ha come obiettivo principale quello di assistere e rappresentare le Nazioni e i popoli non rappresentati o mal rappresentati che non posono esprimere le loro posizioni nei forum competenti e ottenere il loro riconoscimento, mantenere la pace e la sicurezza internazionale e garantire l'autodeterminazione dei popoli.
Per questo scopo le Nazioni Unite non Rappresentate – Unrepresented United Nations (UUN) - sviluppano efficaci politiche collettive per prevenire ed eliminare le minacce alla pace e per reprimere atti di aggressione o altre violazioni della pace; al fine di conseguire con mezzi pacifici e in conformità con i principi di giustizia e diritto internazionale, la regolamentazione o la risoluzione delle dispute o situazioni internazionali suscettibili di portare alla violazione della pace e dell'autodeterminazione dei popoli.
Per raggiungere questo obiettivo le Nazioni Unite non Rappresentate - Unrepresented United Nations (UUN) - promuovono tra le nazioni e i popoli relazioni di amicizia basate sul rispetto del principio della parità di diritti e della autodeterminazione dei popoli.
Di conseguenza, le Nazioni Unite non Rappresentate - Unrepresented United Nations (UUN) - prenderanno opportune misure per rafforzare la pace universale, promuovere la cooperazione internazionale nella risoluzione dei problemi internazionali di carattere economico, sociale, cultura o umanitario e nel promuovere e incoraggiare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di tutti, senza distinzione per motivi di razza, sesso, lingua o religione; e nel servire da centro che armonizza gli sforzi delle nazioni per raggiungere questi scopi comuni.

L'imperialismo è la moderna dottrina politica che giustifica la dominazione di un popolo o di uno Stato sugli altri; in genere utilizzando diversi tipi di colonialismo attraverso lo sfruttamento economico, con la presenza militare strategica, la subordinazione culturale o altre varianti. Anche se strettamente correlati, i termini imperialismo e colonialismo non sono strettamente sinonimi, ma coincidono su un concetto, costituire una dottrina politica moderna.
Con l'avvento dell'Età Antica il mondo conobbe gli Imperi, ma l'uso del termine Imperialismo si associa all'espansione europea iniziata con l'età delle scoperte nel XV secolo, e che dura per tutta l'Età Moderna e l’Età Contemporanea fino al processo di decolonizzazione dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Nello specifico, il termine Imperialismo sostituì il Colonialismo, associato a questa dottrina politica moderna y usato dalla storiografia del periodo che va dal 1871 al 1919, quando vi fu una vera gara per costruire imperi coloniali, soprattutto con la cosiddetta divisione d’Africa, dove il colonialismo aveva frazionato quasi tutto il continente nero. A questo periodo risalgono due dei più importanti testi che impostarono il concetto: “l'imperialismo, uno studio” di Hobson e “l'imperialismo, fase superiore del capitalismo”, di Lenin.
La prospettiva marxista intende l'imperialismo non essenzialmente come una forma di dominazione politica, ma piuttosto come un meccanismo di divisione internazionale del capitale e del lavoro, per cui la proprietà del capitale, la gestione, il lavoro più qualificato e la maggior parte dei consumi sono concentrati nei paesi più sviluppati economicamente e industrialmente; al contrario, i paesi che hanno un lavoro meno qualificato e le risorse naturali, subiscono uno scambio diseguale che conduce allo sfruttamento e all’impoverimento, nucleo di questa dottrina politica moderna.
Nelle Scienze Politiche si utilizza anche la nomenclatura Nord-Sud per denunciare come l'Imperialismo interagisca negativamente con le nazioni sottosviluppate.

Le Nazioni sottorappresentate sono quelle Nazioni che, per motivi politici, geografici, storici, non sono riuscite ad avere una rappresentazione completa a livello internazionale, soprattutto attraverso gli organismi come le Nazioni Unite.
In senso lato il concetto di Nazione viene utilizzato con significati diversi, come paese, territorio o i suoi abitanti, gruppo etnico e popolo.
A una Nazione sottorappresentata manca il sostegno necessario per affrontare la diplomazia e promuovere la sua immagine. Ecco perché le Nazioni Unite non Rappresentate (UUN) forniscono il supporto alle Nazioni sottorappresentate.

Una Nazione mal rappresentata è quella che non ha alcuna rappresentanza a livello internazionale o che è mal rappresentata da quegli organismi internazionali, come le Nazioni Unite, che dovrebbe fornire un supporto completo alle loro esigenze geopolitiche.
Una Nazione mal rappresentata può anche essere definita una Nazione sottorappresentata.

Le Nazioni Unite, ONU, è la più grande organizzazione che oggi esiste ed è definita come un'associazione di governo globale che facilita la cooperazione su questioni quali il Diritto Internazionale, la pace e la sicurezza internazionale, lo sviluppo economico e sociale, gli affari umanitari e i diritti umani.
Le Nazioni Unite, ONU, è stata fondata il 24 ottobre 1945 a San Francisco, California, con la presenza di 51 paesi pochi mesi dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, con la firma della Carta delle Nazioni Unite. Dalla sede generale a New York, gli Stati membri delle Nazioni Unite, ONU, e altri organismi collegati deliberano e decidono sui temi significativi e amministrativi in regolari riunioni svolte durante l'anno con lo spirito di collaborazione di governo globale.
Le Nazioni Unite, ONU, sono strutturata in diversi organi, di cui i principali sono: Assemblea Generale, Consiglio di Sicurezza, Consiglio Economico e Sociale, Segretariato Generale, Consiglio di Amministrazione Fiduciaria e la Corte Internazionale di Giustizia, come parte del concetto di associazione di governo globale.
La figura di spicco delle Nazioni Unite, ONU, è il Segretario Generale, che è Ban Ki-moon della Corea del Sud dal 1° gennaio 2007, dopo aver concluso il suo mandato l'africano Kofi Annan.
All’inizio del 2013, le Nazioni Unite, ONU, comprendono 193 Stati membri, vale a dire tutti i paesi sovrani riconosciuti a livello internazionale, più tre membri come osservatori; la Città del Vaticano, l'Ordine Sovrano e Militare di Malta e lo Stato di Palestina. Altri Stati indipendenti de facto, come la Repubblica di Taiwan o Kosovo, non sono membri perchè considerati territori contesi. La sede europea di questa associazione di governo globale è a Ginevra, in Svizzera. Le lingue ufficiali delle Nazioni Unite, ONU, sono sei: arabo, cinese, mandarino, spagnolo, francese, inglese e russo.

Il Quarto Mondo si riferisce alla popolazione che vive in condizioni di vulnerabilità o rischio sociale in aree appartenenti al Primo Mondo. Si parla anche di Quarto Mondo per separare le nazioni in condizioni di marginalità e precarietà assoluta che vivono in alcune nazioni sottosviluppate e in quelle emergenti.
In questo senso, il Quarto Mondo comprende anche delle Nazioni a rischio totale come Zambia, Costa d'Avorio, Haiti, Guinea, Sudan ed Etiopia, i cui indici economici, culturali e sociali sono sotto la soglia delle nazioni sottosviluppate.
All'interno di questa categoria delle nazioni in totale rischio possiamo trovare: anziani senzatetto, le vedove e madri senza mezzi economici, i bambini abbandonati, sfruttati, o indotti alla prostituzione. Tra la categoria degli emarginati sociali appaiono anche i senzatetto e i mendicanti, persone senza protezione ufficiale e famiglie disfunzionali.
La tesi sulla disuguaglianza dice che il fenomeno delle nazioni a rischio totale è una conseguenza della distribuzione disuguale di reddito esistente tra le nazioni sviluppate e quelle sottosviluppate.

Per la Banca Mondiale, il termine Primo Mondo è sinonimo di economie ad alto reddito, in riferimento a quelle nazioni che hanno raggiunto un alto grado di sviluppo umano (IDH) e che godono dei più alti standard di vita grazie ad una buona distribuzione della ricchezza, salute, aspettativa di vita e qualità dei servizi.
I rapporti periodici della Banca Mondiale rivelano una grande correlazione tra le nazioni del Primo Mondo con economie ad alto reddito e il fatto che hanno solide istituzioni democratiche.
Dopo la fine della guerra fredda con il crollo del blocco socialista europeo, il termine Primo Mondo èe stato applicato alle Nazioni con le economie ad alto reddito (nazioni sviluppate capitaliste industrializzate), che nell'anno 2000 avevano un PIL pro capite superiore a 15.000 dollari, sostenuto dalla Banca Mondiale.
Tra i paesi con economie a reddito elevato vi sono oggi Stati Uniti, Canada, Giappone e alcuni paesi dell'Unione Europea nell'anno di riferimento, Taiwan, Svizzera, Israele, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Inoltre, Singapore e Hong Kong possono essere descritti in questi termini, ma sono eccezioni, perché entrambi hanno caratteristiche particolari non sempre presenti in un paese. La Banca Mondiale qualifica anche queste nazioni come "Economie ad Alto Reddito".

Il Secondo Mondo comprende tutte quelle nazioni che aderirono alla cosiddetta esperienza socialista (anche denominato "socialismo reale"), formando un'opposizione sul piano ideologico al Primo Mondo.
Queste nazioni differiscono dal Primo Mondo per il loro rifiuto alla cultura liberale e al capitalismo aperto e differiscono anche dal Terzo Mondo per il loro livello di istruzione, le dimensioni dello Stato e il maggiore potere relativo. Attualmente sono considerati Secondo Mondo i paesi che sono diventati delle economie emergenti, come nel caso della Cina, Messico, India, Brasile e Sud Africa, fondamentalmente.
Queste economie emergenti sono caratterizzate da una rapida crescita economica e si considera che, nel prossimo futuro, dovrebbe salire alla categoria dei paesi del Primo Mondo.
Oltre a includere delle Nazioni con le economie emergenti, il pensiero liberale applica il termine Secondo Mondo alle nazioni che oggi passano per le ampie vie del grande sviluppo, ma senza la forza del Primo Mondo. Tuttavia, per molti non ancora non c’è sufficiente chiarezza circa il debole limite tra Secondo e Terzo mondo in questo campo, ma si possono trovare alcune nazioni emergenti di tutti i continenti che hanno come caratteristica un PIL di circa 5.000, dollari, una percentuale del 95% di alfabetizzazione e una crescita economica sostenuta nel tempo. In questa luce, il Secondo Mondo si comporrebbe per buona parte delle attuali nazioni dell'Europa Orientale, parte del Medio Oriente, di Asia Pacifico e Oceania e parte dell'America Latina.

Nel 1952, l'economista francese Alfred Sauvy ha coniato il termine Terzo Mondo come un parallelismo con la parola gallica Terzo Stato, per riferirsi alle nazioni che non appartengono a nessuno dei due blocchi della Guerra Fredda: il blocco occidentale (Stati Uniti, Europa occidentale, Giappone, Canada, Corea del sud, Australia e il resto dei suoi alleati) e il blocco comunista (l'Unione SovieticaEuropa orientale, Cina e Corea del Nord).
Anche se oggi la geopolitica è stata trasformata in modo significativo, il termine Terzo Mondo è usato, senza molta precisione, per riferirsi alle nazioni sottosviluppate periferiche o in via di sviluppo, in contrasto con le nazioni sviluppate; in quest’ultimo senso, il termine Terzo Mondo è talvolta utilizzato per indicare l’insieme di tutti i paesi sottosviluppati e altre volte per riferirsi solo a chi ha registrato i peggiori indici di sviluppo umano ed economico. Con un senso simile, più di recente si utilizza la nozione di "Sud" o "Paesi del Sud", riferendosi al rapporto diseguale ord-Sud.
In generale, il termine Terzo Mondo è orientato a descrivere situazioni di grande arretratezza socio-economica, come l'analfabetismo, la fame, la carenza di ospedali e sanità pubblica, di abitazioni e servizi sanitari precari, una bassa aspettativa di vita, ecc. Il termine Terzo Mondo, pertanto, riunisce il gruppo di nazioni sottosviluppate economicamente e socialmente.
Nel campo delle decisioni internazionali, le nazioni del Terzo Mondo, anche se riuniscono la maggioranza delle nazioni sottosviluppate indipendente e della popolazione mondiale, giocano un ruolo secondario e a volte subordinato, rispetto alle nazioni più potenti. Alcuni blocchi di paesi creati a partire dal decennio del 1980 per egemonizzare le decisioni del mondo, come il G-7, il G-8 e il G20, sono indirettamente correlati all'idea di Terzo Mondo e la loro relazione con il sistema di processi decisionali globali.

Diverse entità geo-politiche del pianeta non hanno un generale riconoscimento internazionale, ma aspirano ad essere riconosciute come Stati sovrani. Il grado de facto è il controllo che hanno questi stati senza il riconoscimento sui territori, anche se la richiesta varia.
La maggior parte degli Stati senza riconoscimento sono subnazionale con etnia o identità nazionale della loro volontà di essere separati dalla matrice originale del loro Stato. Oggi a queste entità geopolitiche o Stati non riconosciuti si conoscono come "rottura di distanza". Infatti, alcuni di loro sono Stati interni autonomi o protettorati, che godono di una sorta di controllo attraverso la protezione militare e la rappresentanza diplomatica informale all'estero attraverso un altro Stato per evitare la reincorporazione al loro stato originale.
Si deve notare che il termine controllo nel caso di Stati senza riconoscimento è dovuto al controllo sull'area occupata da queste entità geo-politiche.
Nel frattempo, gli Stati non riconosciuti possono avere totale controllo sul loro territorio occupato, o solo un controllo parziale, come per esempio accade con il Sahara Occidentale. Nel primo caso, il diritto degli Stati non riconosciuti ha poca o nessuna influenza affinchè altri Stati si pronuncino, mentre nel secondo caso in queste entità geopolitiche ci sono diversi gradi di controllo e pertanto possono fornire servizi essenziali alle persone che vivono nella loro zona di influenza.

I diritti umani sono quelle libertà, facoltà, istituzioni o rivendicazioni relative a beni primari o di base propri di qualsiasi persona, per il semplice fatto di avere una condizione umana, per la garanzia di una vita decente, senza alcuna distinzione di etnia, colore, sesso, lingua, religione, orientamento sessuale, opinione politica o di qualsiasi altra natura, come per esempio l'origine nazionale o sociale, la posizione economica, nascita o qualsiasi altra condizione.
Per gli autori di testi giuridici i Diritti Umani sono indipendenti o non dipendono esclusivamente dai sistemi giuridici esistenti, perchè sono considerati fonte del Diritto; tuttavia, da una positiva ottica giuridica, la realtà è che solo i paesi che sottoscrivono i Patti Internazionali sui Diritti Umani, vale a dire, il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, PIDCP, e il Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali, PIDESC, e i loro Protocolli - Carta Internazionale dei Diritti Umani - sono tenuti a rispettare il loro statuto giuridico.
Così, ad esempio, in relazione alla pena di morte, contraria alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Secondo Protocollo Opzionale del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, destinato ad abolire la pena di morte, non è stato firmato da paesi come la Repubblica Popolare di Cina, Iran, Stati Uniti, Vietnam, Giappone, India e Guatemala.
Da un punto di vista giuridico più relazionale, i Diritti Umani sono stati definiti come le condizioni che favoriscono la creazione di un rapporto giuridico tra la persona e la società, che consenta alle persone di essere persone giuridiche per essere in grado di identificarsi con se stessi e con gli altri.

Oggi vi sono 49 paesi con più di 600 milioni di persone qualificati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) come paesi meno avanzati (PMS), meglio conosciuti come paesi meno sviluppati.
Ogni tre anni la lista dei paesi meno sviluppati o paesi meno avanzati (PMS) è riesaminata dal Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) utilizzando i seguenti criteri:
Basso reddito, misurato dal prodotto interno lordo (PIL) per abitante; risorse umane, misurate da un indice composto (Indice Ampliato della Qualità Materiale della Vita), basato su indicatori di aspettativa di vita alla nascita, il consumo di calorie procapite, iscrizioni congiunte all'educazione primaria e secondaria e alfabetizzazione degli adulti; e
Basso livello di diversificazione economica, misurata da un indice composto (Indice di Diversificazione Economica), basato nella parte della produzione del PIL, la percentuale di forza lavoro nell'industria, il consumo annuo di energia commerciale per abitante e l'indice di concentrazione delle esportazioni di merci della UNCTAD.
Un paese sarà incluso nella lista dei paesi meno sviluppati o meno avanzati (PMS) se in tutti e in ciascuno dei tre criteri soddisfa i limiti dell'inclusione. D'altra parte, se un paese in due dei tre criteri soddisfa i limiti di esclusione, verrà abilitato per essere escluso dall'elenco. Nel criterio di basso reddito appare una media procapite di 800 dollari o meno.
Gli sforzi realizzati tra il 1960 e il 1990 hanno portato all'identificazione di una categoria di paesi più poveri e strutturalmente più deboli, cioè non inclusi come paesi meno sviluppati o paesi meno avanzati (PMS) e all'accettazione da parte della comunità internazionale che questi paesi più poveri e strutturalmente più deboli, come ad esempio Haiti, Somalia, Sudan, Etiopia, Isole Salomone e altri, meritano un'attenzione speciale e concreta.

In Scienze Politiche e Diritto Internazionale, il termine autodeterminazione dei popoli indica il diritto dei popoli a decidere liberamente per se stessi la propria forma di governo, così come determinare a quale entità statale appartenere e, in definitiva, costituirsi, se lo desiderano, in uno stato nazionale indipendente. Quest'ultimo aspetto del principio di autodeterminazione dei popoli, strettamente legato al concetto di nazionalismo e al formare uno stato-nazione, è ancora oggi l’oggetto del dibattito.
Una nazione spesso condivide la lingua, la storia, la cultura e la religione, ma la formazione di uno Stato nazionale richiede il riconoscimento di un territorio in cui risiede il popolo e la formazione di un governo che amministra quel territorio. Per definizione, l'autodeterminazione dei popoli, come potenziatore della nascita di un nuovo stato-nazione, implica la conseguente frammentazione di un altro già esistente, quindi l'affermazione di autodeterminazione spesso risulta problematica o traumatica. Ad esempio, vale la pena ricordare che uno dei fattori scatenanti della prima guerra mondiale furono le aspirazioni di indipendenza dei popoli balcanici.
Alla fine del conflitto, il successivo Trattato di Versailles, i cui accordi principali sono stati ispirati in 14 punti del Presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson, è stato chiaro nell'ammissione del diritto di autodeterminazione dei popoli, tendenza ancor più consolidata dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), nella propria Carta fondante, ha riconosciuto il diritto dei popoli all'autodeterminazione (artt. 1 e 55).

Una micronazione è un'entità che pretende di essere una nazione o stato indipendente a cui manca il riconoscimento dei governi del mondo o delle organizzazioni internazionali, a differenza dei movimenti di autodeterminazione o piccoli stati con limitato riconoscimento ufficiale ma indipendenti de facto, che hanno un qualche tipo di riconoscimento.
Queste nazioni esistono su Internet o in piccoli spazi fisici. Le Micronazioni si formano con piccoli gruppi di persone e anche da una sola piccola famiglia. A differenza dei paesi immaginari e di altri gruppi sociali (come gli eco-villaggi, i clan e le sette), esprimono un fervente desiderio di riconoscimento di certa sovranità su un territorio fisico.
Ecco un esempio: il Regno di Nova Edeno. Il Regno di Nova Edeno è una cibernazione creata mercoledì 9 gennaio 2008 e inaugurata ufficialmente due giorni più tardi. Il Regno di Nova Edeno attualmente si sviluppa in un ambiente di Forum, che è abilitato per essere realista e consentire la modifica da parte dei cittadini. La forma di governo di Regno di Nova Edeno è una monarchia parlamentare, il re è Roderico I e temporaneamente è anche il presidente del governo.
Attualmente questa Micronazione svolge una campagna per attirare i coloni, al fine di rafforzare lo Stato Digitale, riempire le cave del governo e conquistare gli immensi territori virtuali. Il Regno di Nova Edeno ha serie aspirazioni ad essere una cibernazione sviluppata, dove sono garantite la libertà e l'uguaglianza. Questa Micronazione non ha aspirazioni territoriali fisiche nè economiche, per cui non è contemplato chiedere denaro o esigere il pagamento di tasse ai cittadini, ha solo bisogno della loro partecipazione negli atti di governo, secondo il tempo che hanno a disposizione e che rispettino le leggi.

Uno Stato de facto o Stato di fatto in realtà è quello che, anche se in pratica attua come tale, non è riconosciuto ufficialmente da nessuna regola di diritto. Ci sono vari motivi affinchè esista uno Stato de facto: ad esempio, lo Stato che si forma dopo aver preso il potere con un colpo di Stato. In questo caso, per un po' di tempo, e fino a quando non sia approvata una nuova costituzione, arriva un sistema di Stato non ufficiale che prende le redini dello Stato de facto.
Un altro senso del termine è quello che designa una persona che esercita il potere effettivo di controllo dopo un colpo di Stato anche se ufficialmente non ha un titolo di Stato formale. Il termine Stato de facto o stato di fatto infatti è utilizzato per designare quegli Stati che non sono disciplinati da una normativa costituzionale legittima, cioè quegli Stati che nascono come risultato di una rottura dell'ordinamento costituzionale, sia di colpo di Stato o rivoluzione o qualsiasi altro processo di fatto, al margine o in violazione del sistema legale.
Le caratteristiche di uno Stato de facto sono:
1) Rottura totale o parziale dell'ordine esistente o istituzione di un nuovo ordine basato su motivi politici, economici o etnici;
(2) Generazione di norme o regole di osservanza generale con semplici decreti governativi;
(3) La concentrazione del potere politico e l'esercizio di funzioni pubbliche.

In termini generali si definisce Popolo l’insieme di tutte le persone che compongono una Nazione, anche se con lo stesso termine si denomina spesso un gruppo di persone che costituiscono solo una parte di un paese, come ad esempio una città o una regione situata fuori dalle grandi città. In questo caso l'aggettivo più utile è quello di zona rurale, anche se in molte parti del mondo lo si conosce come Popolo.
Inoltre, molte volte la parola Popolo viene utilizzata per caratterizzazioni etniche, specialmente in quei contesti in cui si utilizzano espressioni come popoli primitivi, antichi o indigeni. D'altra parte, la parola Popolo indica tutte le persone appartenenti allo Stato, dove non ci sono privilegi di razza, sesso, religione o status sociale o economico
Attualmente, la maggior parte delle costituzioni nazionali di diversi paesi del mondo accettano la parola Popolo come una partecipazione speciale e un significato legato all’insieme di persone che compongono una Nazione.
Ad esempio, le Costituzioni nazionali degli Stati Uniti, Argentina, Spagna e Colombia - solo per citarne alcuni - rivelano che la parola Popolo occupa un posto speciale e importante come risultato che la parola esprime il tema della sovranità. Perché anche la parola Popolo, per la teoria politica e il diritto costituzionale, diventa soggetto della sovranità nazionale, intesa come sovranità popolare.

Una nazione non riconosciuta o non rappresentata è quel territorio la cui sovranità non è riconosciuta internazionalmente nonostante sia amministrata in forma parziale o totale da un qualsiasi organismo, solitamente autonomo in alcuni aspetti.
Anche se il concetto di Nazione non riconosciuta risale al secolo XIX, è a partire dagli anni sessanta che inizia a prendere forza, fino ai giorni nostri dove circolano due teorie per il riconoscimento della sovranità delle Nazioni: la dichiarativa e la fondazionale.
Ad esempio, allo stato attuale l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) riconosce solo 193 nazioni, anche se oggi ci sono molte altre non riconosciute dalla maggior parte degli Stati del mondo.
Trascorsi quasi 14 anni del terzo millennio della nostra era, il concetto di Nazione non riconosciuto o non rappresentata deve dare vita ad un nuovo sforzo: la fondazione di un organismo chiamato le Nazioni Unite non Rappresentate - Unrepresented United Nations (UUN) - sotto i precetti fondamentali che gli esseri umani dovrebbero essere governati aspirando a vivere in un mondo di giustizia, pace e decoro.

Il 13 settembre 2007, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ONU, ha adottato con 143 voti favorevoli, 4 contrari e 11 astensioni, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, che proclama i diritti collettivi e individuali per 370 milioni di indigeni nel mondo, facendo un richiamo per il mantenimento e il rafforzamento della loro identità culturale, sottolineando il loro diritto di accesso allo sviluppo in base alle proprie esigenze e aspirazioni.
L'approvazione nelle Nazioni Unite, ONU, della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni è stata il risultato di un quarto di secolo di negoziati sui diritti dei popoli indigeni a proteggere le loro terre e risorse e a mantenere le loro culture e tradizioni uniche.
La Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni ha dichiarato nell'articolo 36.1, che le popolazioni indigene, soprattutto quelle che sono divise da confini internazionali, hanno il diritto di mantenere e sviluppare contatti, relazioni e cooperazione, comprese le loro attività spirituali, culturali, politiche, economiche e sociali con gli altri membri di altri popoli attraverso le frontiere. La sezione 2 dice che gli Stati, in cooperazione con le popolazioni indigene, devono prendere misure efficaci per facilitare l'esercizio e assicurare l'attuazione dei loro diritti, invece l'articolo 37.1 dice che i popoli indigeni hanno il diritto di essere riconosciuti, accettati e inclusi nei trattati, accordi e altre modalità costruttive conclusi con gli Stati affinchè i loro successori onorino e rispettino i trattati, accordi e gli altri ordini costruttivi.
Presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ONU, il Presidente della Bolivia, Evo Morales Ayma, esattamente un anno prima, aveva sostenuto a nome dei popoli indigeni del mondo l'adozione della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni, perché ciò significherebbe "progredire verso la creazione di una cultura della vita e non della guerra", ha detto.
"La Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni, è il diritto all'autodeterminazione, il diritto di vivere in comunità, collettività, vivere in solidarietà, in reciprocità e soprattutto il diritto di vivere in fratellanza", ha detto Evo Morales.
Evidenziando il concetto indigeno della vita Evo Morales ha ricordato che "ci sono regioni nelle comunità dove non c'è alcuna proprietà privata, c’è proprietà collettiva, noi popoli indigeni vogliamo solo vivere bene, non meglio, vivere meglio è sfruttare, saccheggiare, rubare, ma vivere bene è vivere in fraternità".
Inoltre Evo Morales ha sottolineato che i poveri e le popolazioni indigene sono per "la cultura della vita e non per la cultura della guerra” e ha assicurato che questo millennio deve servire a difendere la vita e a salvare l'umanità.